STAGIONE D’OPERA 2025/26
Riparte il Teatro Verdi di Pisa con una nuova, ambiziosa stagione che lo pone immediatamente tra quel piccolo manipolo di teatri di tradizione vocati a sperimentare nuove strade anche per le grandi fondazioni e realtà festivaliere, a partire dall’immagine simbolo della stagione che è l’opera d’arte “Manifesto” commissionata appositamente al writer e pittore Francesco Barbieri, pisano esposto e celebrato in tutto il mondo.
Sei dunque i titoli d’opera, tra cui tre del grande repertorio classico, due del ‘900 storico e una prima esecuzione assoluta su soggetto del noto scrittore Marco Malvaldi. Sei anche i nuovi allestimenti, di cui quattro pisani con firme di peso internazionale come Fabio Ceresa e Davide Livermore, e con il coinvolgimento di ventidue teatri, tra cui diciannove di tradizione, il Carlo Felice di Genova, il Teatro Nazionale di Genova e il Palau de Les Arts Reina Sofía di València.
Cinque i complessi strumentali tra orchestre sinfoniche e grandi ensemble cameristici; tre le compagnie di danza, ma soprattutto cast in grande equilibrio tra giovani talenti e solidi professionisti, mentre prosegue la volontà di coinvolgimento delle eccellenze artistiche del territorio, dalla ORT all’Orchestra Sinfonica Fiorentina.
In una delle città più giovani e sperimentali d’Italia, il centenario Teatro Verdi di Pisa entra a tutti gli effetti, con questa prima stagione disegnata dal celebrato compositore Marco Tutino, nel DNA sfidante che scorre con l’Arno nelle vene della città, grazie alle sue istituzioni universitarie e alla sua vocazione per le arti contemporanee, ben rappresentate anche dall’opera immagine della stagione “Manifesto”, appositamente commissionata dal Verdi al celebrato writer e pittore pisano Francesco Barbieri, tra gli artisti italiani più ricercati del momento.
E già dall’apertura del 31 ottobre si delinea subito la nuova ambizione del Verdi grazie a una nuova produzione del Macbeth verdiano firmata dal regista e librettista Fabio Ceresa, già collaboratore di artisti come Ronconi, Nekrosius, dello stesso Tutino e animatore di festival sfidanti come quello della Valle d’Itria o dell’irlandese Wexford. Sul podio della ORT Giuseppe Finzi, allievo di Muti in Scala e poi per lungo tempo direttore principale della San Francisco Opera, nonché presenza costante nei migliori teatri europei come la Komische Oper di Berlino. Nel ruolo del titolo il solido Franco Vassallo e al suo fianco Vittoria Yeo, che tornerà a Lady Macbeth dopo Tokyo e dopo la Desdemona all’Opera di Roma.
Dal 26 novembre si avrà una prima incursione nelle nuove frontiere del teatro d’opera con un dittico cameristico di assoluta originalità grazie al rarissimo Le Bal Masqué di Poulenc, protagonista il baritono Giacomo Medici, e alla prima esecuzione assoluta de La Torre, progetto di impronta fortemente glocal grazie al compositore pisano Marco Bargagna e al libretto elaborato da Vincenzo de Vivo, nome apicale della cultura musicale italiana, su soggetto del celebre scrittore pisano Marco Malvaldi, noto anche al grande pubblico per la popolare serie de I Romanzi del Barlume. Una nuova commissione nata su impulso del Comitato per gli 850 anni del Campanile con il contributo dell’Opera della Primaziale Pisana, della Fondazione Pisa e del Comune di Pisa, per la regia di Stefania Panighini.
In buca lo stimato ensemble Sentieri Selvaggi, autorità riconosciuta nel repertorio contemporaneo, con la bacchetta del loro membro fondatore Carlo Boccadoro. Il cast giovanissimo nasce in collaborazione con la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di
Bologna per un palco in linea con la vocazione formativa di Pisa e il grande potenziale pubblico universitario che anima la città.
A gennaio con la Carmen di Bizet, nei 150 anni dalla sua prima esecuzione, torna in città Beatrice Venezi sul podio dell’Orchestra Sinfonica Fiorentina e con la regia e le scene di Filippo Tonon, esperto frequentatore del titolo in più produzioni a partire da quella di San Paulo in Brasile nel 2014. Il cast è impreziosito da Laura Verrecchia, una delle voci più stimate e ricercate delle giovani generazioni, con l’Escamillo del fiorentino Devid Cecconi, già affermato sui migliori palchi d’Europa, dalla Scala alla Bayerische Staatsoper, e ben conosciuto al Direttore Artistico Marco Tutino per aver interpretato la sua Ciociara al Festival di Wexford.
A febbraio con il raro titolo di Britten The Turn of the Screw nella nuova produzione del Verdi a firma del regista star Davide Livermore, si torna nel cuore delle nuove sperimentazioni grazie a una produzione che non solo indaga un’opera apicale di Britten, ma lo fa guardandola dall’inedita prospettiva produttiva della prosa, in un dialogo continuo tra i due mondi, grazie anche alla ripresa del progetto originale di Livermore da parte del noto attore e drammaturgo Giancarlo Judica Cordiglia, personalità artistica cresciuta tra prosa, cinema, ma anche serie TV e nomi del calibro di Ronconi, Lavia, ma anche Dario Argento e Lizzani, fino a serie cult come Boris. In buca Ensemble Orchestra Corelli e sul podio il giovane direttore Francesco Cilluffo, in costante ascesa da Londra a Vienna e ormai tra le nuove leve più stimate dei nostri giorni. Il solido soprano messicano Karen Gardeazabal sarà la celebre istitutrice tratteggiata dal romanziere Henry James, mentre Valentino Buzza interpreterà il ruolo di Quint.
Con L’Elisir d’Amore di Donizetti a marzo ’26 si chiuderà dunque la stagione d’opera: la coproduzione guidata dal Teatro Sociale di Como vedrà la regia di Andrea Chiodi, regista teatrale italiano cresciuto professionalmente a Los Angeles, quindi assistente di Lavia e ormai da anni attivo non solo in prosa ma anche per grandi happening culturali, come le dirette televisive in Piazza Duomo per Expo. Sul podio dell’Orchestra Roma Tre al suo debutto in città Massimiliano Caldi, direttore d’esperienza con una storia di solida collaborazione in Scala. Il giovane soprano Greta Doveri, formatasi tra Maggio Musicale Fiorentino e Scala, sarà Adina, mentre Nemorino avrà la fresca voce di Valentino Buzza, tenore di esperienza nel repertorio e già apprezzato in contesti di grande prestigio come la Wigmore Hall di Londra. Nel complesso il cast avrà quella giovinezza che un grande regista come Giorgio Strehler ha sempre ritenuto necessaria per inverare plasticamente alcune storie d’amore del repertorio operistico, soprattutto quei drammi giocosi ove entri in gioco una innocente magia.
Il Teatro Verdi ringrazia per il sostegno alla propria attività il Fondatore, Comune di Pisa; per il contributo: Ministero della Cultura, Regione Toscana, Fondazione Pisa, Unicoopfirenze e Pharmanutra S.p.A., Banca Popolare di Lajatico; i Sostenitori: Toscana Energia, Toscana Aeroporti, Unione Industriale Pisana, Università di Pisa.
Diego Fiorini, Presidente Fondazione Teatro di Pisa, sottolinea: “La Stagione d’Opera 2025/26 firmata dal Maestro Marco Tutino risponde perfettamente alle grandi aspettative che il suo nome alimenta. Una firma di eccezionale valore per il pubblico del Verdi che merita dal proprio Teatro una offerta artistica di grande qualità. Il Teatro Verdi è e vuole essere in ogni modo centrale nella vita culturale della nostra città e un punto di riferimento per l’intera regione e non solo. Desidero che sia il luogo dell’incontro, della riflessione culturale
e della bellezza della quale tutti abbiamo estremo bisogno. Potremmo dire che nell’anniversario dei 160 anni dall’inizio della sua costruzione, ora il Teatro di Pisa vive una importante fase di ristrutturazione e di apertura oltre il proprio perimetro, una fase di rinnovata freschezza, fervore e vivacità che lo riporta tra le realtà più esuberanti e produttive del panorama nazionale. In questa fase di grande impegno è centrale il ruolo di tutti i nostri lavoratori che con passione e dedizione rendono possibile questo importante progetto. Molti sono i nuovi compagni di viaggio, i nuovi sostenitori e gli imprenditori che hanno sposato il nostro intento e che con entusiasmo si sono messi in gioco, mossi dalla consapevolezza che il Teatro Verdi meriti sostegno e investimenti. La Stagione d’Opera è il segno di una nuova e ambiziosa progettualità che culmina e si completa in una offerta formativa per i giovani. Il Teatro Verdi vuole essere una concreta occasione formativa, una ‘scuola’ dei mestieri dell’arte dello spettacolo a tutela dei tanti saperi che si fanno concreti nelle mani dei nostri lavoratori e che sono un patrimonio da tutelare e da trasmettere. Dedichiamo questa Stagione al nostro affezionato pubblico e in particolare ai nostri giovani perché in loro e con loro prosegua la straordinaria tradizione del Teatro”.
Filippo Bedini, assessore alla Cultura del Comune di Pisa, chiosa: “Consideriamo interessante l’idea di presentare una tradizione della nostra città, quella cioè legata alla cultura musicale, nello stesso giorno in cui tutti i pisani dedicano il loro pensiero e la loro attesa a quella che è la tradizione culturale e cultuale per eccellenza, cioè la Luminara per il Santo Patrono Ranieri. Sulla tradizione e le tradizioni, la loro riscoperta e la loro dignità di momenti di autentico profilo culturale e non di manifestazioni effimere e derubate della loro storicità, la nostra Amministrazione ha impostato una precisa linea di mandato perché nelle radici e nella storia, sia essa gloriosa o meno, si incardina il nostro presente ed è possibile costruire il futuro. La storia e le tradizioni tracciano sentieri sicuri in ogni senso. La musica lirica, oggi poco apprezzata dalle giovani generazioni perché da esse poco conosciuta e frequentata, è un grandioso patrimonio che ereditiamo e che ha un valore assoluto. Il Comune di Pisa crede molto nel Teatro Verdi e molto investe per consentirgli di compiere la sua missione: conservare e diffondere la cultura musicale. La nuova stagione lirica firmata dal Maestro Marco Tutino, grande interprete di questa missione, in quanto compositore e direttore artistico, promette di essere interessante e in linea con l’idea di tradizione, tra titoli di grande richiamo e altri meno frequentati ma altrettanto meritevoli di essere proposti dopo molto tempo o per la prima volta”.
Marco Tutino, direttore artistico Fondazione Teatro di Pisa, ricapitola: “La Stagione Lirica 2025/2026 del Teatro Verdi di Pisa è stata pensata e organizzata cercando di perseguire due obbiettivi fondamentali: incrementare la qualità artistica e sfruttare al massimo la professionalità di chi lavora in Teatro. Per raggiungere questi traguardi, abbiamo programmato sei titoli: tre opere del grande repertorio, due opere del ‘900 storico, una prima esecuzione assoluta. Ventidue i teatri coinvolti nelle coproduzioni e nelle collaborazioni: diciannove teatri di tradizione, una Fondazione lirico-sinfonica, un Teatro Nazionale di Prosa, un Teatro estero. Sei nuovi allestimenti: quattro del Teatro di Pisa. Inoltre, abbiamo ricercato cast vocali di assoluto prestigio internazionale, affiancandoli a giovani talenti emergenti e a nuove proposte selezionate in audizioni e concorsi. La scelta dei direttori d’orchestra e dei team creativi è stata effettuata cercando di ottenere il meglio che il panorama del Teatro Lirico può offrire, coinvolgendoli in progetti credibili e di qualità complessiva. Siamo certi che il pubblico apprezzerà questo sforzo, che ha il primo dovere di soddisfare le aspettative di chi ama l’Opera Lirica e si aspetta di ritrovare ogni volta la passione che sa produrre”.
STAGIONE D’OPERA 2025/26
Riparte il Teatro Verdi di Pisa con una nuova, ambiziosa stagione che lo pone immediatamente tra quel piccolo manipolo di teatri di tradizione vocati a sperimentare nuove strade anche per le grandi fondazioni e realtà festivaliere, a partire dall’immagine simbolo della stagione che è l’opera d’arte “Manifesto” commissionata appositamente al writer e pittore Francesco Barbieri, pisano esposto e celebrato in tutto il mondo.
Sei dunque i titoli d’opera, tra cui tre del grande repertorio classico, due del ‘900 storico e una prima esecuzione assoluta su soggetto del noto scrittore Marco Malvaldi. Sei anche i nuovi allestimenti, di cui quattro pisani con firme di peso internazionale come Fabio Ceresa e Davide Livermore, e con il coinvolgimento di ventidue teatri, tra cui diciannove di tradizione, il Carlo Felice di Genova, il Teatro Nazionale di Genova e il Palau de Les Arts Reina Sofía di València.
Cinque i complessi strumentali tra orchestre sinfoniche e grandi ensemble cameristici; tre le compagnie di danza, ma soprattutto cast in grande equilibrio tra giovani talenti e solidi professionisti, mentre prosegue la volontà di coinvolgimento delle eccellenze artistiche del territorio, dalla ORT all’Orchestra Sinfonica Fiorentina.
In una delle città più giovani e sperimentali d’Italia, il centenario Teatro Verdi di Pisa entra a tutti gli effetti, con questa prima stagione disegnata dal celebrato compositore Marco Tutino, nel DNA sfidante che scorre con l’Arno nelle vene della città, grazie alle sue istituzioni universitarie e alla sua vocazione per le arti contemporanee, ben rappresentate anche dall’opera immagine della stagione “Manifesto”, appositamente commissionata dal Verdi al celebrato writer e pittore pisano Francesco Barbieri, tra gli artisti italiani più ricercati del momento.
E già dall’apertura del 31 ottobre si delinea subito la nuova ambizione del Verdi grazie a una nuova produzione del Macbeth verdiano firmata dal regista e librettista Fabio Ceresa, già collaboratore di artisti come Ronconi, Nekrosius, dello stesso Tutino e animatore di festival sfidanti come quello della Valle d’Itria o dell’irlandese Wexford. Sul podio della ORT Giuseppe Finzi, allievo di Muti in Scala e poi per lungo tempo direttore principale della San Francisco Opera, nonché presenza costante nei migliori teatri europei come la Komische Oper di Berlino. Nel ruolo del titolo il solido Franco Vassallo e al suo fianco Vittoria Yeo, che tornerà a Lady Macbeth dopo Tokyo e dopo la Desdemona all’Opera di Roma.
Dal 26 novembre si avrà una prima incursione nelle nuove frontiere del teatro d’opera con un dittico cameristico di assoluta originalità grazie al rarissimo Le Bal Masqué di Poulenc, protagonista il baritono Giacomo Medici, e alla prima esecuzione assoluta de La Torre, progetto di impronta fortemente glocal grazie al compositore pisano Marco Bargagna e al libretto elaborato da Vincenzo de Vivo, nome apicale della cultura musicale italiana, su soggetto del celebre scrittore pisano Marco Malvaldi, noto anche al grande pubblico per la popolare serie de I Romanzi del Barlume. Una nuova commissione nata su impulso del Comitato per gli 850 anni del Campanile con il contributo dell’Opera della Primaziale Pisana, della Fondazione Pisa e del Comune di Pisa, per la regia di Stefania Panighini.
In buca lo stimato ensemble Sentieri Selvaggi, autorità riconosciuta nel repertorio contemporaneo, con la bacchetta del loro membro fondatore Carlo Boccadoro. Il cast giovanissimo nasce in collaborazione con la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di
Bologna per un palco in linea con la vocazione formativa di Pisa e il grande potenziale pubblico universitario che anima la città.
A gennaio con la Carmen di Bizet, nei 150 anni dalla sua prima esecuzione, torna in città Beatrice Venezi sul podio dell’Orchestra Sinfonica Fiorentina e con la regia e le scene di Filippo Tonon, esperto frequentatore del titolo in più produzioni a partire da quella di San Paulo in Brasile nel 2014. Il cast è impreziosito da Laura Verrecchia, una delle voci più stimate e ricercate delle giovani generazioni, con l’Escamillo del fiorentino Devid Cecconi, già affermato sui migliori palchi d’Europa, dalla Scala alla Bayerische Staatsoper, e ben conosciuto al Direttore Artistico Marco Tutino per aver interpretato la sua Ciociara al Festival di Wexford.
A febbraio con il raro titolo di Britten The Turn of the Screw nella nuova produzione del Verdi a firma del regista star Davide Livermore, si torna nel cuore delle nuove sperimentazioni grazie a una produzione che non solo indaga un’opera apicale di Britten, ma lo fa guardandola dall’inedita prospettiva produttiva della prosa, in un dialogo continuo tra i due mondi, grazie anche alla ripresa del progetto originale di Livermore da parte del noto attore e drammaturgo Giancarlo Judica Cordiglia, personalità artistica cresciuta tra prosa, cinema, ma anche serie TV e nomi del calibro di Ronconi, Lavia, ma anche Dario Argento e Lizzani, fino a serie cult come Boris. In buca Ensemble Orchestra Corelli e sul podio il giovane direttore Francesco Cilluffo, in costante ascesa da Londra a Vienna e ormai tra le nuove leve più stimate dei nostri giorni. Il solido soprano messicano Karen Gardeazabal sarà la celebre istitutrice tratteggiata dal romanziere Henry James, mentre Valentino Buzza interpreterà il ruolo di Quint.
Con L’Elisir d’Amore di Donizetti a marzo ’26 si chiuderà dunque la stagione d’opera: la coproduzione guidata dal Teatro Sociale di Como vedrà la regia di Andrea Chiodi, regista teatrale italiano cresciuto professionalmente a Los Angeles, quindi assistente di Lavia e ormai da anni attivo non solo in prosa ma anche per grandi happening culturali, come le dirette televisive in Piazza Duomo per Expo. Sul podio dell’Orchestra Roma Tre al suo debutto in città Massimiliano Caldi, direttore d’esperienza con una storia di solida collaborazione in Scala. Il giovane soprano Greta Doveri, formatasi tra Maggio Musicale Fiorentino e Scala, sarà Adina, mentre Nemorino avrà la fresca voce di Valentino Buzza, tenore di esperienza nel repertorio e già apprezzato in contesti di grande prestigio come la Wigmore Hall di Londra. Nel complesso il cast avrà quella giovinezza che un grande regista come Giorgio Strehler ha sempre ritenuto necessaria per inverare plasticamente alcune storie d’amore del repertorio operistico, soprattutto quei drammi giocosi ove entri in gioco una innocente magia.
Il Teatro Verdi ringrazia per il sostegno alla propria attività il Fondatore, Comune di Pisa; per il contributo: Ministero della Cultura, Regione Toscana, Fondazione Pisa, Unicoopfirenze e Pharmanutra S.p.A., Banca Popolare di Lajatico; i Sostenitori: Toscana Energia, Toscana Aeroporti, Unione Industriale Pisana, Università di Pisa.
Diego Fiorini, Presidente Fondazione Teatro di Pisa, sottolinea: “La Stagione d’Opera 2025/26 firmata dal Maestro Marco Tutino risponde perfettamente alle grandi aspettative che il suo nome alimenta. Una firma di eccezionale valore per il pubblico del Verdi che merita dal proprio Teatro una offerta artistica di grande qualità. Il Teatro Verdi è e vuole essere in ogni modo centrale nella vita culturale della nostra città e un punto di riferimento per l’intera regione e non solo. Desidero che sia il luogo dell’incontro, della riflessione culturale
e della bellezza della quale tutti abbiamo estremo bisogno. Potremmo dire che nell’anniversario dei 160 anni dall’inizio della sua costruzione, ora il Teatro di Pisa vive una importante fase di ristrutturazione e di apertura oltre il proprio perimetro, una fase di rinnovata freschezza, fervore e vivacità che lo riporta tra le realtà più esuberanti e produttive del panorama nazionale. In questa fase di grande impegno è centrale il ruolo di tutti i nostri lavoratori che con passione e dedizione rendono possibile questo importante progetto. Molti sono i nuovi compagni di viaggio, i nuovi sostenitori e gli imprenditori che hanno sposato il nostro intento e che con entusiasmo si sono messi in gioco, mossi dalla consapevolezza che il Teatro Verdi meriti sostegno e investimenti. La Stagione d’Opera è il segno di una nuova e ambiziosa progettualità che culmina e si completa in una offerta formativa per i giovani. Il Teatro Verdi vuole essere una concreta occasione formativa, una ‘scuola’ dei mestieri dell’arte dello spettacolo a tutela dei tanti saperi che si fanno concreti nelle mani dei nostri lavoratori e che sono un patrimonio da tutelare e da trasmettere. Dedichiamo questa Stagione al nostro affezionato pubblico e in particolare ai nostri giovani perché in loro e con loro prosegua la straordinaria tradizione del Teatro”.
Filippo Bedini, assessore alla Cultura del Comune di Pisa, chiosa: “Consideriamo interessante l’idea di presentare una tradizione della nostra città, quella cioè legata alla cultura musicale, nello stesso giorno in cui tutti i pisani dedicano il loro pensiero e la loro attesa a quella che è la tradizione culturale e cultuale per eccellenza, cioè la Luminara per il Santo Patrono Ranieri. Sulla tradizione e le tradizioni, la loro riscoperta e la loro dignità di momenti di autentico profilo culturale e non di manifestazioni effimere e derubate della loro storicità, la nostra Amministrazione ha impostato una precisa linea di mandato perché nelle radici e nella storia, sia essa gloriosa o meno, si incardina il nostro presente ed è possibile costruire il futuro. La storia e le tradizioni tracciano sentieri sicuri in ogni senso. La musica lirica, oggi poco apprezzata dalle giovani generazioni perché da esse poco conosciuta e frequentata, è un grandioso patrimonio che ereditiamo e che ha un valore assoluto. Il Comune di Pisa crede molto nel Teatro Verdi e molto investe per consentirgli di compiere la sua missione: conservare e diffondere la cultura musicale. La nuova stagione lirica firmata dal Maestro Marco Tutino, grande interprete di questa missione, in quanto compositore e direttore artistico, promette di essere interessante e in linea con l’idea di tradizione, tra titoli di grande richiamo e altri meno frequentati ma altrettanto meritevoli di essere proposti dopo molto tempo o per la prima volta”.
Marco Tutino, direttore artistico Fondazione Teatro di Pisa, ricapitola: “La Stagione Lirica 2025/2026 del Teatro Verdi di Pisa è stata pensata e organizzata cercando di perseguire due obbiettivi fondamentali: incrementare la qualità artistica e sfruttare al massimo la professionalità di chi lavora in Teatro. Per raggiungere questi traguardi, abbiamo programmato sei titoli: tre opere del grande repertorio, due opere del ‘900 storico, una prima esecuzione assoluta. Ventidue i teatri coinvolti nelle coproduzioni e nelle collaborazioni: diciannove teatri di tradizione, una Fondazione lirico-sinfonica, un Teatro Nazionale di Prosa, un Teatro estero. Sei nuovi allestimenti: quattro del Teatro di Pisa. Inoltre, abbiamo ricercato cast vocali di assoluto prestigio internazionale, affiancandoli a giovani talenti emergenti e a nuove proposte selezionate in audizioni e concorsi. La scelta dei direttori d’orchestra e dei team creativi è stata effettuata cercando di ottenere il meglio che il panorama del Teatro Lirico può offrire, coinvolgendoli in progetti credibili e di qualità complessiva. Siamo certi che il pubblico apprezzerà questo sforzo, che ha il primo dovere di soddisfare le aspettative di chi ama l’Opera Lirica e si aspetta di ritrovare ogni volta la passione che sa produrre”.